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Dialoghi 10 - Franco Loi e il compagno calciatore


      […] Dopo la conferenza che feci con Franco Loi e Brocciato, altro poeta interessantissimo, andammo a cena insieme. Cosa ti aspetteresti da un poeta così importante, elevato e colto? Durante la cena Loi ricordava con grande commozione un suo compagno di classe delle scuole medie che giocava a calcio in modo straordinario; ne parlava come se stesse recitando o ricordando una poesia stupenda. Ecco, questa è la mercurialità artistica che sa dislocarsi e disorientarti. E questo è il sapere che anche un analista dovrebbe possedere per trovare con i pazienti sempre nuove e rinnovate espressioni.

    Mi piace molto quello che stai dicendo, sono completamente d'accordo. Leggevo tempo fa che Bergman passava le sue domeniche a guardare i serial di ultima categoria alla televisione e gli piacevano moltissimo.


      Sì, perché il desiderio non può essere preconfezionato, prevedibile, stereotipato, come tanti fruitori d'arte vorrebbero farci credere. Ecco, lì non c'è arte e non c'è desiderio, non c'è verità, mi vien da dire.

    È un modo di relazionarsi alla vita diverso; la verità tocca qualsiasi punto della vita. Per me non c'è differenza tra l'andare a cercare fossili, andare in montagna, quando fotografo, andare in barca a vela in certi momenti, discutere con te, scrivere sul cervo… non c'è differenza di potenziale, di intensità, di vibrazioni. Per me è in gioco uno sguardo trascendente, c'è una tensione che va al di là del visibile. Franco Loi, quando parla del suo compagno di classe calciatore, vede qualcosa che non è una visione profana della vita, ma un'altra visione. È questo che ti entusiasma, quel qualcosa di completamente trascendentale.


© Ivan Paterlini

Da Dialoghi, (2021) MAGI edizioni, pagina 179

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