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"Foglie al vento"

Foglie al vento, un film molto bello di Aki Kaurismaki nelle sale in questi giorni, che consiglio. Alcune brevissime riflessioni. Anzitutto Il regista decide attraverso un taglio poetico, di sottrarre quasi tutto nell'intento chiarissimo di portarci verso una "musica nuda" e fatta principalmente di silenzi; di una sola parola poetica che sintetizza tutto perché tutte le altre sono parole grevi e inutili (anche le conversazioni sono quasi senza parole); il lavoro duro e umiliante è uno sfondo narrativo "irrilevante", una denuncia che si fa didascalia debole rispetto alla prima ed essenziale matrice dove vuole condurci il regista. Due solitudini che casualmente si incontrano e riattivano "l'illusione" di ricostruire quella prima relazione che nella vita di ognuno di noi ha costituito l'asse portante per sentire la presenza di un futuro, nonostante tutto. Donald Winnicott, importante pediatra e psicoanalista del secolo scorso, scriveva che se nei primi mesi di vita (se le cose vanno come dovrebbero) ci si illude d'essere i creatori del mondo (ad esempio, ho fame e subito vengo sfamato) possiamo, di fronte alle avversità e tragicità che si possono incontrare nella vita e a partire da quella prima matrice relazionale, conservare quell'illusione creativa. Aki Kaurismaki mi ha portato a percepire questa "illusione" fondante e Salvifica. In ogni fotogramma sono i corpi e i gesti essenziali a parlare (anche l'alcolismo presente nel film è una ricerca di quella parola poetica che sintetizza tutto) soprattutto di una nostalgia profondissima che sa togliere quasi tutto sino a sfiorare la morte o la ri-nascita, per cercare la matrice invisibile e silenziosa di un futuro possibile: l'altro volto delle relazioni.

"Perfect Days"
Femminicidio: una ferita aperta che appartiene a t...

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